Ho fatto del mio meglio per convincerti che l’illuminazione è il tuo stato naturale, che non è una cosa da raggiungere, la porti con te dalla nascita. Tutto quello che devi fare non è crearla, ma solo svelare il segreto nascosto della tua vita. Nel momento in cui cominci a sentire la tua luce interiore, l’intera tua prospettiva comincia a cambiare. Ti sentirai compassionevole verso gli esseri umani anche se stanno facendo delle cose stupide. E ti sentirai infinitamente pieno di gioia, celebrazione, anche se non hai niente da celebrare. Non hai bisogno di niente per celebrare – solo di una scusa.

 

OSHO

 

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VI LASCIO IL MIO SOGNO

di Ma Prem Lolita

 


Quando pensi a cosa è successo agli insegnamenti di Gautama il Buddha e di Gesù Cristo dopo che hanno abbandonato le proprie forme terrene, l’eredità di Osho lascia semplicemente senza fiato. I discepoli di Buddha raccolsero con fatica tutto ciò che riuscivano a ricordarsi dei 40 anni di discorsi del Tathagata, basandosi sui ricordi personali. Gesù è stato ancora meno fortunato: si salvarono solo pochi aneddoti poi sparsi in quattro vangeli quasi identici in contenuti – lasciando un mucchio di spazio alle interpretazioni, fraintendimenti e distorsioni.

Con Osho è molto, molto diverso. Per la prima volta nella storia gli insegnamenti completi di un essere illuminato sono stati registrati e conservati. Non solo questo, sono resi disponibili in tutto il mondo con uno stile degno dei contenuti.

Ecco la storia delle parole di Osho così com’è andata sviluppandosi.

Innanzitutto un po’ di dati:

 

- La crescita delle vendite dei libri e delle cassette di Osho dal 1990 è aumentata 8 volte.

- I libri e le cassette di Osho ogni anno vengono venduti in due milioni e mezzo di copie.

- Osho è l’autore più prolifico a livello mondiale con i suoi 600 titoli, i 7.000 discorsi su audiocassetta e i 1.700 discorsi su videocassetta.

- I libri tradotti ammontano a 2.000 in 43 lingue.

- Nel corso dell’anno esce un titolo nuovo ogni due giorni.

 

Questa produzione prende forma intorno a un’unica sorgente, le registrazioni originali delle parole di Osho – i “master del Maestro” – che vengono ora conservate a bassissime temperature in un deposito europeo altamente protetto e climaticamente isolato. Non chiedere l’indirizzo. Nessuno te lo darebbe.

Per quelli che cercano l’illuminazione attraverso le parole di Osho, se la cosa sembra un po’ inaccessibile, non c’è motivo di preoccuparsi – le copie digitali di tutti questi archivi sono sparse in quattro continenti, garantendo che, non importa quali catastrofi possano colpire l’umanità, ci sarà sempre, da qualche parte, una registrazione completa di tutto ciò che Osho ha detto.

L’archivio originale è di proprietà dell’Osho International Foundation (OIF) con sede in Svizzera, ed è stata proprio questa fondazione che nel maggio 1994 ha approfittato della rivoluzione digitale che stava attraversando il mondo delle registrazioni – promettendo, come poi di fatto è successo, uno strumento efficace per la conservazione di nastri audio e video che altrimenti col tempo andrebbe inevitabilmente a deteriorarsi.

La rimasterizzazione digitale è stata fatta a Londra, con uso di tecnologie che hanno permesso agli operatori di migliorare la qualità, dando più chiarezza alla voce di Osho, riducendo i rumori pur salvando i suoni naturali circostanti come il canto degli uccelli.

Quando questa operazione di rimasterizzazione fu finita, varie serie complete sono state acquistate da gruppi di discepoli in tutto il mondo. “Ci sono ora 8 copie dell’intero archivio video digitale – che noi chiamiamo archivi o raccolte – in circolazione nei quattro continenti, come pure 12 archivi audio in inglese e 14 in hindi,” dice Swami Sahajanand dell’OIF, uno dei discepoli che ha coordinato il progetto.

“I nastri originali sono conservati in una struttura usata da compagnie hollywoodiane come la MGM per conservare gli originali delle loro produzioni cinematografiche, per cui sentiamo che – per quel che è umanamente possibile – la conservazione e il controllo della qualità del materiale originale di Osho è al sicuro,” spiega.


si aprono le porte

Parallelamente a questo sforzo conservativo, i discepoli di Osho hanno cercato di trattare con un’altra difficile realtà: un mercato librario che, dopo l’arresto e la deportazione di Osho dagli USA nel 1985, ha decisamente sbattuto la porta in faccia a qualunque pubblicazione di questo controverso mistico.

All’inizio, c’era una sola soluzione: pubblicare in proprio. “Fino a pochi anni fa, i sannyasin che lavoravano coi libri di Osho avevano una consolidata mentalità prodotta dalla realtà del 1985 – che dovevamo tradurre e pubblicare tutti i libri di Osho per conto nostro,” spiega Sahajanand. Nel 1989, la casa editrice Rebel Publishing House, creata e gestita da sannyasin, cominciò a produrre edizioni cartonate dei discorsi di Osho. Simultaneamente produsse anche alcune versioni tascabili di discorsi ad argomento selezionati che presto divennero molto popolari in Occidente, tanto che Osho stesso consigliò di farli pubblicare da editori esterni, mentre le opere cartonate rimanevano il lavoro della Rebel.

La prima significativa apertura avvenne in Inghilterra nel 1993, quando due piccole ma intraprendenti case editrici, Element Books e Boxtree, accettarono i discorsi di Osho per una produzione commerciale. La Element, in particolare, è stata molto felice delle vendite realizzate ed è quindi arrivata a tutt’oggi a produrre undici libri di Osho.

Due anni dopo, nel 1995, il decennale muro di silenzio degli USA era finalmente rotto quando l’editore St. Martin’s Press di New York lanciò Osho con 100.000 copie dell’Osho Zen Tarot. Tiratura esaurita in due anni.

La St. Martin’s tornò alla carica con Meditation: The First and Last Freedom, una selezione di tecniche di meditazione di Osho originalmente pubblicata dalla Rebel. I risultati furono sorprendenti, e mostravano come un editore con grossi canali di distribuzione può avere successo: quando la Rebel distribuiva il titolo sul mercato americano, vendeva 800 copie l’anno; St. Martin’s ha venduto 10.000 copie in 3 mesi.

Ora la St. Martin’s sta lanciando il suo secondo libro, questa volta una serie completa di discorsi, The Book of the Secrets. Molti anni fa, negli anni 70, questa serie era stata pubblicata da Harper & Row in parecchi volumi e in seguito dalla Rebel in due volumi col titolo Vigyan Bhairav Tantra. La St. Martin’s lo produrrà in un unico volume: un gigantesco tascabile di 1200 pagine definito “tipo bibbia” per via della carta sottile usata per la stampa del grande numero di pagine.

Swami Deva Pramod, coordinatore delle pubblicazioni all’Osho International di New York, ha commentato, “A loro il titolo è piaciuto moltissimo. E proprio per via del titolo hanno deciso di pubblicare il libro in un unico grosso volume.

Il libro ha un nuovo sottotitolo, La Scienza della Meditazione, e una speciale fascetta intorno alla copertina con la foto di Osho. È la prima volta che un editore non sannyasin anglosassone pubblica la foto di Osho in copertina.”


a proposito di libri

Intanto, con la crescente popolarità della letteratura multimediale, l’Audio Renaissance, una società americana specializzata in audiolibri, distribuiti da St. Martin’s, ha firmato un contratto per la produzione di nove titoli di Osho.

L’Audio Renaissance voleva fare un allegato audio al libro The Book of the Secrets, ma la qualità delle registrazioni audio di quella serie – tra i primi discorsi audioregistrati di Osho in inglese – non è abbastanza alta rispetto agli standard del mercato. C’era però una facile soluzione, grazie alla prolifica produzione di Osho.

“Abbiamo suggerito di mettere insieme alcuni nastri di altre serie in cui Osho parla degli stessi argomenti trattati nel libro,” racconta Pramod in un recente articolo apparso sulla rivista Viha Connection. “L’idea è piaciuta e ora stiamo studiando importanti capitoli del libro – per esempio su Tantra e sessualità, sul respiro, sull’essere consapevoli – e cercando bei discorsi su questi argomenti. Uscirà come il nostro primo progetto che combina un libro con delle audiocassette.”

Questo progetto pionieristico potrebbe avere forti ripercussioni. I libri “parlanti” mostrano la crescita più veloce in tutto l’odierno mercato editoriale con più di due milioni di dollari di fatturato nei soli USA – chiara manifestazione di una società sensibile alla comodità essendo necessario uno sforzo minore per ascoltare piuttosto che per leggere.

Siccome tutti i libri di Osho sono trascrizioni dai suoi discorsi spontanei dal vivo, è con facilità che i suoi discepoli possono approfittare di questa tendenza. Infatti, considerando l’enorme vendita delle sue audiocassette – soprattutto in India – Osho è già il bestseller mondiale nel settore audiolibri.

Parecchi editori di prodotti audio, negli ultimi 18 mesi, hanno pubblicato titoli di Osho, con vendite superiori alle aspettative. “Gli editori si sono abituati al fatto che pubblicheranno Osho esattamente così come lui si è espresso originariamente,” dice Pramod. “Non ci saranno brani letti da attori, nessuna revisione o correzione, niente di quello che normalmente viene fatto quando si mette su nastro un libro scritto. E di fatto sono contenti di ciò.

L’America in particolare è matura per questa nuova industria perché è una cultura in viaggio con walkman e car stereo, con radio accese tutto il giorno sia a casa che al lavoro,” aggiunge. “Tom Wolfe ha prodotto recentemente un libro solo in formato audio – cioè non l’ha stampato per niente su carta – ed è un grosso successo.

Inoltre le statistiche mostrano che l’area più calda nel campo degli audiolibri è quella della cura di sé, dove le persone vanno alla ricerca dei modi per migliorare se stesse, e noi siamo ben inseriti proprio in quella categoria. Per quanto riguarda il mercato, gli acquirenti di audiolibri appartengono alla fascia medio-alta di reddito, hanno una preparazione culturale superiore alla media, possiedono più di un’auto e il 70% sono donne. Se provi a pensare ai mercati ideali per Osho, questo certo corrisponde a uno di essi.”

 

dove scorre l’energia

L’Osho International di New York ha lo scopo di coordinare la pubblicazione delle parole di Osho a livello mondiale. “Quando Osho International ha aperto un ufficio a Londra nel 1993, sapevamo che era solo un primo passo e che saremmo finiti prima o poi a New York. L’unica cosa che non sapevamo era quanto tempo ci sarebbe voluto,” dice Sahajanand.

“New York è la «capitale dei contenuti» a livello mondiale,” aggiunge. “Anche a livello di Internet, del World Wide Web, la maggior parte dei contenuti prendono forma a New York City.

Questo ha sorpreso molte persone. Nei primi tempi del web tutti pensavano che, siccome per creare pagine non hai bisogno di avere la tua sede in un costosissimo ufficio di New York, la cosa sarebbe successa in posti più economici come la Virginia o l’Arizona.”

Gli esperti si sono sbagliati. New York è dove scorre l’energia – ed è dove nasce la maggior parte delle pubblicazioni. Ed è per questo che alla fine l’Osho International ha aperto un ufficio al 46º piano di un bellissimo grattacielo art déco tra la 51ª strada e Lexington in piena Manhattan, un grattacielo noto come “il palazzo della vecchia General Electric” e costruito lo stesso anno dell’Empire State. Ma Deva Sarito, una corrispondente itinerante dell’Osho Times International, ci scrive dall’interno di questo monolito degli anni 20: “Il palazzo in sé è spettacolare. Restaurato di recente è ricco di particolari in legno intarsiato e filigrane deco – decisamente in armonia con l’aspetto Zorba dello stile di Osho.”

Continua Pramod, “L’appartamento occupa tutto il piano e con l’ascensore si entra direttamente nel nostro ufficio. Sarà in perfetto stile zen e non sembrerà affatto un ufficio. Sarà lo spazio da cui presenteremo Osho al mondo editoriale.”

E il mondo editoriale è davvero molto vicino. Molti dei maggiori editori sono dislocati a Manhattan. Random House, il più grande editore a livello mondiale, è letteralmente dietro l’angolo, sulla 50ª.

lasciateli come sono

A questo punto della storia, ci prendiamo una pausa dal lavoro di Osho in espansione per dare uno sguardo ai problemi essenziali che incontrano sia i discepoli che gli altri editori. Per esempio, cosa possono modificare nei discorsi di Osho? Cosa succede alle sue famose barzellette?

“Fondamentalmente ci muoviamo con l’idea che non si può modificare niente,” dice Sahajanand. “Dove a volte lasciamo tagliar via qualche barzelletta è quando le cose sono troppo datate per essere rilevanti – per esempio le barzellette su Moraji Desai – o quando una barzelletta «politicamente scorretta» posta non alla fine del discorso, ma nel mezzo, è fuori contesto, oppure quando la barzelletta potrebbe addirittura essere illegale in un certo paese.

Abbiamo controllato la cosa con molta attenzione,” continua. “Affermazioni di Osho tipo, «Madre Teresa dovrebbe essere impiccata, Gesù è un criminale, il papa è responsabile per la situazione dell’Etiopia...» niente di tutto ciò è mai stato tagliato e mai lo sarà, perché questa è la visione di Osho e su questo lui è molto chiaro.

Anche se il papa, o il presidente degli USA, o Madre Teresa avessero sporto denuncia, credo sarebbe stato uno spasso. Ne sarebbe valsa la pena perché a quel punto porteresti il lavoro di Osho a un diverso livello. Quelli sarebbero dei casi giudiziari senza precedenti che certo attirerebbero l’attenzione dei media di tutto il mondo.”

Lo sforzo per mantenere le parole di Osho senza alterazioni non è sempre stato facile. “Uno dei primi editori esterni che ha lavorato con le parole di Osho è stato Boxtree in Inghilterra,” ricorda Sahajanand. “Loro volevano fare un mucchio di correzioni. Abbiamo avuto una discussione molto intensa con loro. Per esempio, non volevano che Osho fosse graffiante sulle donne, ma non abbiamo permesso che quella parte fosse tolta.

Quelle sono state delle discussioni molto interessanti – quindi continuiamo a sottolineare che non si possono fare dei tagli su Osho e questa è la responsabilità dei detentori del copyright, l’Osho International Foundation.”


selezioni di brani scelti: la fiducia di Osho

Un’altra cosa delicata è l’arte di creare delle selezioni di brani a tema scegliendoli tra i discorsi di Osho, invece di usare i discorsi per intero.

“Da un lato Osho è molto chiaro sul non togliere le sue parole dal loro contesto,” dice Sahajanand. “Ma quando gli abbiamo chiesto delle selezioni a tema ha espresso un’immensa fiducia nelle persone coinvolte nei vari progetti – che non avrebbero permesso alla propria mente di distorcere il messaggio.”

Ma come sempre con Osho, c’è un vasto orizzonte, una grande varietà di cose che dice su ogni argomento, e per i suoi discepoli costruire queste selezioni è un lavoro delicato, sul filo del rasoio.

Sahajanand si ricorda il 1989, quando la Pan Music che stava iniziando a produrre le audiocassette di Osho per il mercato indiano, voleva tagliare i suoi discorsi. Osho disse, “No, usate le risposte complete alle domande delle persone. Potete cambiare le domande, ma non le risposte.”

In un mercato editoriale che predilige una divisione a temi precisi, le selezioni di brani scelti di Osho sono certo un facile ponte che aiuta meglio a capire la sua visione. L’idea è che in seguito, quando si è stabilito il collegamento, le persone passeranno naturalmente ai libri con discorsi completi – e alla fine comunque capiranno che se vogliono davvero capire questo mistico paradossale dovranno addirittura andare aldilà delle parole. “Allo stesso tempo ci assicureremo che i libri completi – i libri con i discorsi completi di Osho – siano sempre disponibili alla Rebel e distribuiti tramite Internet e i rivenditori di tutto il mondo. Non saranno però disponibili in tutte le librerie perché da un punto di vista commerciale la cosa non è praticabile.”


la partecipazione personale di Osho

Aldilà di cosa succede nel mercato editoriale, la realtà è che solo i libri della Rebel Books vengono prodotti secondo gli standard voluti da Osho.

“La Rebel è diversa nel senso che dal primo passo alla fine della produzione, ogni cosa, inclusi tutti gli elementi grafici del libro – fino alle dimensioni dei caratteri – è esattamente come Osho vuole che siano i suoi libri,” dice Ma Prem Shunyo, una discepola che lavora nella Comune per la Rebel Books.

“Sentiamo con molta forza l’importanza di mantenere questo standard perché siamo la prima generazione che lavora coi suoi libri. Se noi rispettiamo esattamente tutti questi elementi, la generazione successiva potrebbe mantenere lo stesso standard. Cerchiamo di mantenere l’oro puro a 24 carati. Vogliamo che rimanga puro, senza compromessi, e per puro caso abbiamo ora con noi due revisori di testi che avevano lavorato sul primo libro di Osho. Questi vecchi revisori possono passare tutto quello che sanno ai nuovi revisori,” spiega Shunyo.

“Per cominciare, tutti i libri della Rebel hanno la copertina rigida e non sono dei tascabili, perché Osho sapeva che alle persone sarebbe piaciuto tenere questi libri, non buttarli via dopo averli letti. Voleva anche renderli disponibili al massimo per cui sono venduti al prezzo di costo. Per terza cosa, c’è la sua foto sulla copertina di ogni libro e il titolo o il suo nome o entrambi sono in oro o argento,” aggiunge.

“Osho ha le idee molto chiare sui suoi libri, aldilà di ogni considerazione economica. Sarebbe stato molto più facile produrre e vendere i libri della Rebel in formato tascabile, ma non vanno fatti così,” riflette Shunyo. “Osho con le sue segretarie ha passato molto tempo a lavorare sui suoi libri più che su qualunque altra cosa. Ha avuto una partecipazione molto attiva. Per esempio, ha di fatto disegnato lui stesso il logo della Rebel Books. E so che almeno per un libro, From Darkness to Light, ha abbozzato la copertina di suo pugno. Ha scelto le foto di copertina dei suoi libri e ci ha lasciato le sue scelte per le copertine dei libri futuri così come per i titoli da usare in futuro.

Per il resto della nostra vita e per qualche generazione a venire ci sarà lavoro a tempo pieno qui alla Rebel. La sfida è mantenere sempre disponibili tutti i libri di Osho, pubblicare le traduzioni in inglese dall’hindi e tenere i libri in movimento nelle vendite. Al momento ci sono circa 60–70 libri esauriti, senza contare i Diari dei Darshan che non verranno ristampati ma da cui verranno fatte delle selezioni.”

Shunyo ricorda che quando Osho era ancora nel corpo aveva mandato un messaggio ai suoi traduttori dall’hindi di finire le traduzioni il più in fretta possibile e di non passare troppo tempo a impazzire su una parola.

“Ha detto loro, «Fate prima le upanishads.» In questo momento stiamo lavorando sull’ultima upanishad. Ed è già pronta per la stampa la Katha Upanishad: Dialogues With the Lord of Death.”

Molti libri della Rebel stanno per essere pubblicati o ripubblicati come per esempio Glimpses of a Golden Childhood, dove Osho racconta aneddoti della propria vita; The Supreme Doctrine, un’upanishad; When the Shoe Fits, un libro sul Tao e The Path of Love, una nuova edizione su Kabir. Ci sono delle nuove traduzioni in inglese dall’hindi: The Path of Meditation, una traduzione di sutra di Osho sulla meditazione, ed è appena uscito in ottobre Hidden Mysteries. In più la Rebel ha appena vinto due premi per il design in India per India My Love e Tantra the Supreme Understanding.

Prima di lasciare il corpo nel 1990, Osho ha lasciato una serie di titoli – tra cui uno dei più attesi è Notes From the Grave – da pubblicare in futuro, molti dei quali sono già in stampa adesso.

Di questa serie i titoli già pubblicati includono: From Medication to Meditation, Meditation: The First and Last Freedom, Words From a Man of No Words, Gold Nuggets, What is Meditation? e India My Love.

“Tutti questi titoli sono sulla lista di Osho e molti sono già dei bestseller,” commenta Sahajanand. “Puoi certo dire che in quella lista c’è una visione illuminata. Forse venderemo ancora più libri di Osho quando usciranno altre selezioni di questa serie.”


un gioco a livello mondiale

Oltre alla lingua inglese e all’hindi, le parole di Osho si stanno muovendo per vie inaspettate. “Quando ero a New York la scorsa primavera, avevamo in programma un incontro con il nostro consulente letterario per le pubblicazioni in lingua spagnola,” racconta Sahajanand.

“Quella è una delle aree editoriali più complicate, perché include tutti i paesi dell’America Latina tranne il Brasile, più il nord America – dove c’è una popolazione di 40 milioni che parla spagnolo – e la Spagna.

Il giorno stesso del nostro meeting a New York riceviamo due fax con la richiesta di titoli di Osho da parte di due case editrici di Barcellona, una delle quali è il maggiore fenomeno editoriale spagnolo all’ottavo posto a livello mondiale. Era una coincidenza così strana! Il consulente disse, «Aldilà di chi è Osho, quando succedono queste cose siete chiaramente in un gioco a livello mondiale.»”

Continua Sahajanand, “Oggi come oggi abbiamo rapporti con editori che non hanno niente a che fare col sannyas più di quanti ne abbiamo con editori sannyasin. Questo capovolge completamente la vecchia immagine che avevamo!

L’invito a questa presenza mondiale giunge da voci autorevoli: Osho ha ora il maggiore editore italiano (Mondadori), il maggiore editore spagnolo (Grupa Planeta), uno dei 4 principali in Brasile (Ediouro), il secondo in Germania (Heyne), uno dei top ten in America (St. Martin’s Press) e la Element distribuita da Penguin in Inghilterra.


l’italian connection

Se qualcuno può rivendicare una responsabilità per il grande successo in Italia – a parte Osho stesso – quello è Swami Anand Videha che per anni ha lavorato senza sosta con una grande varietà di editori italiani. A tutt’oggi ha prodotto 120 titoli di Osho con 23 diversi editori. Nel 1997 Cos’è la meditazione ha raggiunto il 7º posto nella lista dei bestseller della sua categoria a meno di un mese dalla pubblicazione e ha esaurito la tiratura di 15.000 copie in tre mesi.

Videha ha portato Osho anche nel campo dei massmedia tra le riviste popolari. Nel numero di settembre di Vera come gadget allegato alla rivista c’erano gli arcani maggiori degli Osho Zen Tarot. All’interno veniva spiegato il significato e l’uso delle carte oltre a fare un’introduzione generale a Osho e alla sua visione. La tiratura di 500.000 copie è andata esaurita e ha dato alla rivista le vendite più alte degli ultimi 4 anni.

In ottobre, l’edizione italiana di Elle, la rivista femminile internazionale, ha fatto la sua presentazione di Osho: una lunga e sentita descrizione del “Maestro di Libertà” e del perché Osho e la sua Comune attirano così tante persone intelligenti dall’Occidente.

Mentre si diffondono sempre più i libri di Osho, i discepoli impegnati nell’editoria hanno incontrato un nuovo problema: le lingue e le zone dove non ci sono sannyasin che possono fungere da produttori e agenti.

“In quelle aree stiamo pensando di lavorare con agenti letterari professionisti,” dice Pramod. “Sia a noi dell’Osho International che al nostro consulente letterario di New York è chiaro che nessuno sa spiegare che cosa rappresenta Osho e nemmeno i sannyasin, ma allo stesso tempo noi non possiamo continuare a viaggiare così tanto intorno al mondo. Stiamo mettendo a punto la formula che gli agenti letterari ci rappresentano tecnicamente e poi, quando si arriverà all’incontro con gli editori e alla presentazione di Osho e delle sue opere, lo staff dell’Osho International andrà all’incontro.”


mercato sovraccarico?

Pramod e altri discepoli impegnati nell’editoria devono stare attenti a non sovraccaricare il mercato. “Non abbiamo bisogno di avere 600 titoli sugli scaffali di ogni libreria del mondo,” spiega Pramod. “Oggi la competizione e i costi dell’industria del settore sono tali che le spedizioni e i resi sono fattori importanti per le principali case editrici. A questo riguardo, i negozi virtuali con siti in Internet come amazon.com, hanno un incredibile vantaggio essendo capaci di prendere un ordine, individuare la merce tra i loro 2,5 milioni di pezzi e spedire entro 48 ore.

Per rimanere competitivi, Holtzbrinck l’impero delle comunicazioni – al quale appartiene anche St. Martin Press – di recente ha investito 30 milioni di dollari nella creazione di un magazzino totalmente digitale dove dei robot guidati da laser individuano i libri usando il sistema dei codici a barre ed evadono l’ordine con efficienza muovendosi tra i loro 59 milioni di libri.

In un ambiente di questo tipo, dobbiamo considerare la realtà degli editori. Non possiamo scaricare un centinaio di titoli – ma nemmeno una decina – attraverso diversi editori, sul mercato di un paese senza causare un danno a noi stessi.”

Un altro fattore è la variabilità commerciale. I bei libri della Rebel con copertina rigida stampati in Germania o in India, non sono accettati con facilità dal mercato americano.

“Semplicemente non è il tipo di libro che un lettore medio comprerebbe,” spiega Pramod. “La gente ha l’abitudine di andare in giro con un tascabile nei jeans. Alcuni distributori ci hanno detto che non prenderebbero un libro con copertina rigida nemmeno se glielo dessimo allo stesso prezzo di un tascabile. Per esempio Holtzbrick a un libro fa posto sugli scaffali per un tempo che va da una a due settimane, un mese – in certi casi arriva al massimo a 12 mesi. Questo è il limite entro il quale ci si aspetta che il libro vada a finire nelle mani del cliente. Il catalogo dei libri della Rebel è fatto considerando una disponibilità media del titolo di sette anni!”


la magia di osho.org

In risposta alla rivoluzione creata da Internet, Osho International ha creato il seguente sito per Osho nella Rete Internazionale: http://www.osho.org. che ogni anno viene visitato mezzo milione di volte. Ci sono anche siti in tedesco, italiano (http://it.osho.org), giapponese, portoghese, russo e spagnolo, olandese e hindi sono in preparazione.

È un sito di grandi dimensioni: osho.org offre 1000 pagine in rete con informazioni su Osho, un database di indirizzi dei punti di contatto in tutto il mondo, aggiornamenti giornalieri sull’Osho Commune International e sui suoi gruppi e programmi, più una serie di foto che offre uno splendido tour visivo della Comune. Ora si possono anche ascoltare i discorsi di Osho e la musica delle meditazioni e presto saranno anche disponibili i video. Il sito è linkato a uno dei più importanti servizi di informazione di viaggio della rete e permette ai visitatori di osho.org di avere informazioni sull’aeroporto di Bombay e sul soggiorno a Puna.

I libri di Osho sono naturalmente parte del menu del sito. C’è un catalogo dei suoi libri attualmente in stampa, con collegamenti anche con i nastri dei discorsi. E c’è un negozio virtuale in cui gli acquirenti possono ordinare la maggior parte dei libri della Rebel e delle cassette di Osho tramite l’Osho International Book club.

C’è molto, molto di più, ma chi può digerire tutte queste informazioni in un solo boccone? Basti dire per ora che presto prenderà il via un nuovo servizio che offrirà foto e arte di Osho e introdurrà una nuova forma di pubblicazione, il “libro a schermo”.

 Il primo sarà Nirvana: The Last Nightmare, che manca dagli scaffali da un po’ di tempo. Sarà quindi scaricabile via computer in un formato semplice e elegante, in più tramite la funzione di search si potranno cercare nel testo a schermo i punti di maggior interesse per il lettore.

Osho nella sua libreria


la fine del libro?

In un certo senso è ironico: battezzata in origine come “la fine del libro” la rete si è invece dimostrata essere una benedizione. Il commercio di libri è ora la principale area di transazione commerciale di Internet – e i libri di Osho sono nella posizione di poter beneficiare della cosa anche più di molti altri.

Adesso fai un bel respiro, esala lentamente e lascia che ti dia ancora un po’ di informazioni: sempre nelle mille pagine di osho.org c’è una sezione con «Mood of the Moment» e «Zen Stick of the Week» – il posto dove Osho smonta qualche mito popolare e altro. FamilyTrack, uno dei principali siti di educazione familiare ha probabilmente ricevuto la bastonata della settimana conferendo un premio a osho.org prima di aver letto Osho che parla di «Le famiglie sono fuori moda.»

C’è anche una sezione “Ask Osho”. In un gruppo d’incontro di un altro sito di Internet un abbonato che aveva visitato questa sezione di osho.org commentava, “Sì, Osho risponderà alle tue domande, ma ragazzi! c’è da farsela sotto!”


arrivare a Osho attraverso i libri

Da quanto risulta all’Osho Academy of Initiation – dove le persone fanno richiesta del sannyas – circa il 90% dicono che hanno incontrato Osho per la prima volta tramite amici e tramite uno dei suoi libri.

In più c’è un netto rapporto tra la crescita delle vendite mondiali di libri di Osho tradotti e la densità dei diversi visitatori dell’Osho Commune. La Comune ha fatto di recente una ricerca sul numero delle persone provenienti dai vari paesi e ha notato che sono ora rappresentati 100 paesi invece dei 52 di tre anni fa.

Questo riflette la grande crescita delle edizioni in altre lingue degli ultimi cinque anni, tra cui vanno ad aggiungersi a quelle che già c’erano il lituano, l’estone, il serbo-croato, il georgiano e il russo – negli ultimi tre anni in Russia sono stati venduti mezzo milione di libri – il bulgaro, il danese, l’ebreo, il greco, l’urdu, l’indonesiano, il polacco, il portoghese, il tamil e il bengali.

Lasciando da parte, per un momento, il forte flusso di visitatori indiani, il resto del mondo al momento attraversa i cancelli della Comune nelle seguenti percentuali: 25% Tedeschi, 12% Italiani, 7% Americani, Giapponesi e Inglesi. Sottolineando il collegamento con le vendite dei libri, il restante 42% comprende per lo più visitatori di Israele, dell’estremo Oriente, dell’Europa centrale e orientale e del sud America.

in india

Il numero di indiani che vengono alla Comune sono saliti del 112% negli ultimi 3 anni, rispecchiando il cambio di opinione pubblica che regna nel paese riguardo al suo più unico e controverso mistico.

Osho diventa più apprezzato e conosciuto ogni mese, ogni anno,” spiega Swami Satya Vedant, Preside dell’Osho Multiversity e portavoce della Comune. “Questa tendenza attraversa tutta la popolazione: giovani, vecchi, lavoratori, artisti, burocrati, amministratori, diversi gruppi religiosi. La cosa è possibile perché negli ultimi sette anni è stato fatto un mucchio di lavoro per creare dei ponti – ecco perché ora vediamo la fioritura del lavoro di Osho,” aggiunge.

Kushwant Singh, uno dei migliori autori e commentatori sociali di tutta l’India, ha annunciato che Osho appartiene insieme a Nehru, Gandhi e Buddha alle dieci persone più importanti nella storia dell’India.

Il parlamento centrale di New Delhi sembra pensarla nello stesso modo: la sua biblioteca ha messo l’opera completa di Osho in una sezione speciale dedicata all’autore – un privilegio finora concesso solo al Mahatma Gandhi.

All’inizio del ‘97 l’opera di Osho, tributo alla sua terra natale, India My Love, ha avuto un successo fenomenale diventando subito un bestseller.

Alla Fiera Mondiale del Libro di New Delhi, il lancio ufficiale è stato fatto dal Dott. Manmohan Singh, ex Ministro delle Finanze e artefice della tanto acclamata liberalizzazione dell’economia indiana.

Osho è di fatto l’autore bestseller di tutta l’India con i suoi 450 titoli in 13 diverse lingue indiane. I suoi libri e le sue cassette vendono al ritmo di più di un milione di copie l’anno.

La nuova generazione urbana, cresciuta con la televisione è ormai familiare con Osho i cui discorsi sono trasmessi quotidianamente dal network via satellite Star TV – che raggiunge 100 milioni di abitazioni in 56 paesi da Hong Kong all’Arabia Saudita.

Gli spettatori affascinati dal suo messaggio comprano poi i libri prodotti da vari editori a prezzi molto diversi che variano dalle 20 alle 600 rupie, in punti vendita i più disparati, dalle stazioni ferroviarie agli hotel cinque stelle.

I giovani, in particolare, sentono che in Osho possono trovare una porta verso la scoperta spirituale di se stessi, cosa non possibile attraverso le religioni convenzionali. Ma Dharm Jyoti che conduce campi di meditazione in tutta l’India, commenta, “Più del 50% dei partecipanti nei miei campi sono giovani tra i 20 e i 30 anni – sia studenti universitari che lavoratori – della classe media.

Sono completamente delusi dalle religioni tradizionali e sembra che Osho sia l’unica via d’uscita che possono trovare. Fanno domande a cui i loro genitori non hanno mai nemmeno pensato, tipo «Cos’è questa assenza di significato della vita? Cos’è la depressione?»”

Jyoti considera questa nuova tendenza un prodotto del contatto col mondo attraverso la televisione. “Possono già vedere l’inutilità delle cose,” riflette. “La loro ricerca è sincera ed è per questo che vengono a imparare la meditazione ai campi."

ci sono tanti modi per trovare Osho

Tornando per un momento al mondo dell'editoria, è facile per i discepoli impegnati nell'espansione editoriale mondiale perdere di vista il fatto che Osho, essenzialmente, non è un autore.

"È una persona con una visione davvero enorme da condividere lui parla, non scrive libri," dice Pramod. "Un modo per capire il suo messaggio è attraverso i libri, ma se guardi proprio nei libri, vedrai che descrive come la cosa cambierà: in futuro la maggior parte della gente non leggerà libri, ma vedrà Osho in TV, su video o sugli schermi dei computer e ascolterà la sua voce in cassetta.

Quando guardo alla mia storia personale vedo che non ho avuto bisogno di leggere tutti i libri di Osho per comprendere che lui era l'uomo che cercavo. Potrebbe anche essere una sola pagina di un libro - e subito lo capisci. Anche se i libri di Osho non fossero tutti disponibili simultaneamente, per le persone ci sono così tanti modi di trovarlo."

Prima di lasciare il corpo, nel 1990, una delle ultime affermazioni di Osho è stata "Vi lascio il mio sogno." In termini di rendere la sua visione disponibile a tutto il mondo, il sogno sta chiaramente diventando una realtà viva.

 

 

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IL GIORNO CHE OSHO EVITÒ IL MATRIMONIO

di Osho Rajneesh

 

 

È successo quando finii l’università, alla fine dei miei studi, tutta la mia famiglia era preoccupata di una cosa sola: che era meglio che io mi sposassi. Mio padre era molto cauto, perché mi conosceva, e una volta che avevo detto “no” poi era impossibile cambiarlo in un “sì”. Prima cercò di capire come la pensavo con l’aiuto di altri, così me lo chiesero i miei zii, me lo chiesero i suoi amici.

Io dissi, “Posso vedere che non è una tua domanda, perché non ti sei mai interessato alla mia vita. Perché ti dovrebbe interessare se mi sposo? – tu non hai una figlia, posso quindi facilmente dedurre che dietro c’è la mano di qualcun altro.”

Dissero, “Ah benissimo, adesso capiamo perché tuo padre ha paura a farti la domanda direttamente.”

Dissi, “Dite a mio padre che non darò la mia risposta ai suoi rappresentanti.”

Dissero, “Ci dai dei rappresentanti?”

Dissi, “Siete dei rappresentanti.”

Allora mio padre ne parlò col suo miglior amico che era un avvocato della Corte Suprema, un notissimo logico, esperto di legge, conduttore di dibattiti.

Mio padre disse, “Forse tu lo puoi convincere sul matrimonio.”

Rispose, “Non preoccuparti, non ho mai perso un solo caso in tutta la mia vita. Sono un vincitore nato. Quando prendo un caso nelle mie mani, puoi star certo che la vittoria è nostra... quindi prendo questo caso nelle mie mani. Non ti preoccupare, vengo a casa tua domenica prossima.”

Mio padre mi disse che il suo amico mi voleva vedere. Io dissi, “Ho molta voglia di incontrarlo. Lo so perché vuole vedermi, ma digli che questo non sarà uno dei soliti casi della Corte Suprema. Digli di venire ben preparato – deve fare tutti i compiti a casa.”

Mio padre disse, “Quali compiti a casa?”

Dissi, “Tu digli così!”

Così gli telefonò e disse, “Lui dice di fare prima i tuoi compiti a casa e poi quando sei pronto è disposto a dedicarti del tempo. Se vuoi venire la domenica dopo, non c’è fretta.” L’avvocato era furioso e disse, “Quali compiti? Vengo oggi stesso. Non posso nemmeno aspettare fino a questa domenica: è una sfida!” Così venne.

Io ero fuori dalla porta. Lo ricevetti e gli toccai i piedi, perché era l’amico più intimo di mio padre. Lo feci accomodare in casa e gli chiesi, “Di cosa si tratta? Perché volevi vedermi?”

Disse, “Niente di particolare, è una cosa molto semplice. Sei tornato dall’università da cui sei uscito a pieni voti. Ora possiamo trovare la ragazza più bella – la più colta, della migliore famiglia – per te. Sei pronto o no per il matrimonio?”

Dissi, “Prima che io dica sì o no, ti voglio fare una domanda.”

Disse, “Quale domanda?”

Risposi, “Voglio sapere una cosa: sei felice del tuo matrimonio? E sii onesto, perché si tratta di tutta la mia vita. Conosco te e conosco tua moglie, quindi non imbrogliarmi, perché se mi dici qualcosa di non vero... ho telefonato anche a tua moglie.”

Disse, “Cosa? Che cosa hai detto a mia moglie?”

Dissi, “Ho detto a tua moglie, «tuo marito sta venendo da me per convincermi sul matrimonio, e io intavolerò una discussione con lui. Se la discussione la vinco io, lui dovrà divorziare da te; se la discussione la vince lui, sono pronto a sposarmi»... perché devi mettere anche tu qualcosa in palio.”

Disse, “Oh mio dio! ora capisco cosa intendevi col fare i compiti! Me ne vado a casa!”

Mio padre disse, “Cos’è successo?”

Lui disse, “Non voglio essere coinvolto in queste cose. La mia vita è già una tortura, e questo ragazzo mi creerà un sacco di problemi – ha già telefonato a mia moglie! Sto tremando: mia moglie mi starà aspettando sulla soglia di casa.”

Dissi, “Vengo con te.”

Disse, “Non ce n’è bisogno!”

Dissi, “È una strada statale, non me lo puoi impedire. È una cosa che semplicemente succede, che tu stai andando e che io sto venendo dietro di te – una pura coincidenza.”

Disse, “È una grana insolita che mi sono preso sulle spalle; non avrei mai immaginato che sarebbe diventato un problema. Ero venuto solo per convincerti a sposarti e tu sei pronto a intavolare una discussione – ma io devo mettere qualcosa in palio. Non posso divorziare da mia moglie! Ho figli, e mia moglie... avrò anche vinto tutti io casi della Corte Suprema, ma per quel che riguarda mia moglie, è sempre lei la vincitrice. Lasciami perdere, non ti parlerò più di matrimonio.”


Dissi a mio padre, “Senti cosa dice. Sta dicendo che non nominerà più nemmeno la parola matrimonio. Per questo dicevo, «Ti posso dedicare del tempo. Assicurati di essere ben preparato, consulta tutti i tuoi libri di legge, consigliati con tua moglie.» E lo seguii. Molte volte si fermava e diceva, «Ti dico di tornare indietro.» Io dicevo, «Nessuno mi può far spostare dalla strada – è un luogo pubblico. Tu ti fermi, io mi fermo; tu continui, io continuo.»”

Mi disse, “Sei uno strano tipo. Non avevo mai immaginato che tu fossi così pericoloso.”

Dissi, “Voglio solo vedere la scena – cosa succede – tanto per darti una lezione. Tu stesso sei torturato dal tuo matrimonio e migliaia di volte devi aver pensato, «Era meglio se non mi sposavo.» Dimmi la verità, allora me ne potrò tornare indietro; altrimenti dovrai confessare davanti a tua moglie. È meglio qui sulla strada, siamo soli.”

Disse, “Questa sì che è bella! Ero venuto per convincere te e tu ti prendi gioco di me e della mia vita.”

Dissi, “Tu volevi distruggere la mia vita, sapendo perfettamente bene che il tuo matrimonio ha distrutto la tua vita; per te è diventata una prigione. Se tu fossi davvero compassionevole e gentile, mi avresti consigliato, «Non sposarti mai.»”

Disse, “Nemmeno mi rendevo conto che stavo facendo qualcosa di sbagliato, ma ora capisco; perdonami e torna indietro. È vero: non sposarti mai!”

Dissi, “Devi dirlo anche a mio padre, altrimenti vengo con te! Non starò solo a guardare la scena, darò ragione a tua moglie – e io so perfettamente che ti ha picchiato parecchie volte.”

Disse, “Sai troppo della mia vita.”

Dissi, “Sono in stretta confidenza con tua moglie. Mi vuole bene. Mi racconta ogni cosa che succede in casa – che oggi ti ha dato una battuta e tu sei andato in tribunale a dare una battuta a qualcun altro. Infatti, ascoltando lei mi sono reso conto della verità del proverbio, «Dietro a ogni grande uomo c’è una donna.» So perché diventa grande – perché la donna è dietro di lui, che lo picchia, il poverino deve picchiare qualcun altro! Naturalmente diventa grande; a furia di venir picchiato, diventa famoso.”

Disse, “Vengo con te, dirò a tuo padre, «Non parlare di matrimonio. Lui non si sposerà mai perché ha già visto troppo.»”

Ho visto così tante persone: i miei parenti, i miei zii, i padri dei miei amici, i miei professori, ma non ho mai trovato una singola persona che fosse felice del matrimonio. E sono riconoscente a tutte quelle persone perché mi hanno salvato dal matrimonio; altrimenti sarei cascato nella stessa trappola e tutti quando sono fuori dalla trappola sono così felici.


 

 tratto da: The Messiah, Vol 2 # 21

 

 

 

Settecento anni fa sono morto consapevolmente, di conseguenza ho avuto la grande opportunità di nascere consapevolmente. Ho scelto mia madre e mio padre. Ho aspettato settecento anni il momento giusto, e ringrazio l’esistenza che l’ho trovato. Ho scelto una coppia molto povera, ma molto intima. Non credo che mio padre abbia mai guardato un’altra donna con lo stesso amore che aveva per mia madre. È anche impossibile immaginare – anche per me che posso immaginare ogni genere di cose – che mia madre, nemmeno nei suoi sogni avesse un altro uomo... impossibile! Li ho conosciuti entrambi, erano così vicini, così in intimità, così appagati anche se così poveri... poveri eppure ricchi. Erano ricchi nella loro povertà grazie alla loro intimità, ricchi grazie al loro amore reciproco.

 

 

tratto da: Bagliori di un’infanzia dorata (Ed. Mediterranee)


 

 

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E I GIUDICI SI DIMENTICARONO DI SUONARE IL CAMPANELLO

di P.H. Bhattacharya

 


In India, uno che ha visto o incontrato Osho anche una sola volta, anche per poco tempo nel corso della sua vita fisica, oggi si sente molto orgoglioso nel dire che “Sì, una volta ho incontrato Osho, quel giorno, nel tal posto.” Ho visto proprio questo orgoglio e questa luccichio negli occhi del dottor P.H. Bhattacharya quando l’ho incontrato la sera dell’8 aprile 1996 per parlare di Osho. È il rettore in pensione della facoltà di Scienze Politiche dell’università Vikram di Ujjain ed oggi è il direttore della prestigiosa Accademia Kalidas di Ujjain.

Il dottor Bhattacharya racconta:

“Era l’anno 1955 e io ero uno studente di Scienze Politiche al primo anno presso l’università di Sagar quando Osho era uno studente del primo anno di Filosofia alla stessa università. A quel tempo intorno al suo nome non c’era tutto lo scalpore che c’è oggi e inoltre lui era in una facoltà diversa dalla mia, tuttavia ricordo molto vividamente un fatto accaduto in quei giorni.

C’era una gara di dibattito in cui doveva parlare Osho, e io pure. A ogni partecipante venivano dati cinque minuti e la regola era che alla fine del quarto minuto uno dei membri del gruppo dei giudici doveva suonare un campanello come segnale che l’oratore doveva concludere in un minuto il suo discorso.

Quel giorno ciascuno di noi parlò per soli cinque minuti, ma quando cominciò a parlare Osho, tutti, giudici compresi, rimasero così incantati che il giudice che doveva suonare il campanello si dimenticò completamente di farlo e Osho continuò a parlare. Solo venti minuti dopo uno studente del pubblico si alzò a dire, «Sono passati venti minuti.» Osho allora concluse il suo discorso e lasciò pure l’aula senza nemmeno preoccuparsi di sentire la lettura del verdetto da parte dei giudici di gara.”

Il dottor Bhattacharya ha poi aggiunto: “In quei giorni, Osho di solito indossava una lunga kurta bianca (una camicia lunga fin sotto il ginocchio) con un lunghi bianco di cotone avvolto intorno alla vita. Era sottile, magro. Difficilmente parlava con qualcuno e per lo più se ne stava da solo e non familiarizzava con nessuno – nemmeno con i professori.”

 


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BUON SENSO, SCIENZA & MISTERO

di Ma Anand Priyatama

 


Osho con Enzo Biagi a Katmandu (Nepal) nel 1986
Osho con Enzo Biagi a Katmandu (Nepal) nel 1986

Illuminazione e scienza viaggiano in sintonia. E se fosse vero…?

 

Per Osho la scienza è importante perché demistifica tutto e quindi rafforza l’uomo. Nella visione di Osho ci sono una scienza e una religione non più separate ma complementari e che si sostengono a vicenda, l’una ricercando nella realtà esteriore e l’altra in quella interiore, in modo speculare.

Le nostre menti, il nostro buon senso si basano su esperienze che facciamo in un ambiente ristretto. Però la scienza di questo secolo, grazie soprattutto alle geniali trasformazioni portate dalla teoria della relatività di Einstein e a quelle portate dalla teoria quantistica ha aperto uno spiraglio sull’abisso dell’ignoto, modificando profondamente il modo di pensare la materia, l’universo, lo spazio, il tempo, e ridimensionando drasticamente il valore delle percezioni sensoriali del mondo che ci circonda.

Per esempio il buon senso ci dice che un tavolo è un tavolo, un oggetto solido e compatto, ma la fisica lo contraddice. Il tavolo ospita piccolissime cariche elettriche che guizzano qua e là a incredibile velocità. In realtà il nostro solido tavolo è assai più simile a un incredibile sciame di moscerini ronzanti. Dello sciame possiamo sapere i probabili movimenti, ma del singolo moscerino possiamo conoscere solo un aspetto alla volta, o la posizione o la velocità. La realtà microscopica è sfuggente e indeterminata, si possono ipotizzare probabili situazioni future, ma non si possono conoscere certezze.

Un fisico, Max Born, raccontava così la nuova situazione: “Se Guglielmo Tell avesse dovuto colpire sulla testa del figlio non una mela, ma un atomo di idrogeno per mezzo di una particella alpha e fosse stato munito dei migliori strumenti di laboratorio del mondo, invece dell’arco e delle frecce, la sua abilità di tiratore non gli sarebbe stata di alcun aiuto. Colpire o mancare il bersaglio sarebbe stata solo questione di fortuna, solo un prodotto del caso”.

Caso, probabilità, indeterminatezza, misteriose connessioni sono diventate parte integrante di una scienza che naviga fuori dai confini del buon senso e delle certezze. Le particelle subatomiche prendono parte a una danza infinita di annientamento e creazione. Anzi esse sono questa incessante danza di annientamento e creazione.

Nel mondo subatomico il vuoto non è vuoto. Dove non c’è nulla, improvvisamente in uno sfolgorio di vita spontanea, accadono eventi che improvvisamente svaniscono senza lasciare traccia, altri ne accadono in una danza infinita, straordinariamente viva.

In natura non esiste uno spazio vuoto sterile, privo di vita. Solo la nostra mente separata immagina così il vuoto, mentre scienza e illuminazione sembrano viaggiare in sintonia. Nel commento al Sutra del Cuore (Ed. Il Cigno) Osho dice:

…innanzitutto dobbiamo comprendere che cos’è veramente questo nulla, perché in realtà non è vuoto, è pieno, straripante. Non pensate nemmeno per un istante che il nulla sia uno stato negativo, un’assenza… le cose scompaiono e solo la sostanza ultima resta, le forme scompaiono, solo l’informe resta, le definizioni scompaiono e solo l’indefinito resta… il vuoto non è esattamente vuoto, è una presenza, una presenza molto solida. Non esclude gli opposti, ma li include, ne è ricolmo. È un vuoto pieno, un vuoto straripante. È vivo, riccamente vivo, tremendamente vivo.

I pionieri della fisica quantistica hanno notato una strana connessione a distanza fra particelle subatomiche. Si tratta di un legame fino a poco tempo fa privo, per i fisici quantistici, di qualsiasi significato. Invece J.S. Bell, un fisico del Centro europeo di ricerca nucleare (CREN) ha fatto accurate ricerche su queste strane connessioni, rendendole un punto focale della fisica del futuro. Nel 1964 ha reso pubblica una prova matematica molto complessa, nota come il teorema di Bell.

Una delle implicazioni del teorema di Bell è che, a un livello profondo e fondamentale, le “parti separate” dell’universo sono tutte connesse in maniera intima e immediata! Una delle più famose battute di Einstein: “Dio non gioca a dadi” voleva sottolineare che la teoria e la meccanica quantistica, dando accesso al caso, all’indeterminatezza e fondandosi sulla probabilità, non è una teoria completa in grado di spiegare tutti i fenomeni di cui si occupa.

Nel 1935 Einstein con altri due fisici, Podolsky e Rosen, nel tentativo di confutare la meccanica quantistica, esegue un famoso esperimento che dimostra proprio la singolare connessione a distanza fra particelle.

L’esperimento Einstein-Podolsky-Rosen utilizza una delle proprietà delle particelle, lo spin, la rotazione delle particelle, che può essere a destra, a sinistra, verso l’alto e verso il basso e la possibilità di orientare lo spin tramite un campo magnetico. Supponiamo di avere quello che i fisici chiamano un sistema bi-particellare a spin zero, un sistema di due particelle in cui lo spin di ciascuna annulla quello dell’altra. Se una ha lo spin verso l’alto, l’altra l’avrà verso il basso. O a sinistra e rispettivamente a destra. È possibile separarle senza mutare lo spin, in modo che una parta in una direzione mentre l’altra passa attraverso un campo magnetico che ne riorienta lo spin. Si osserva allora un singolare fenomeno, noto come l’effetto Einstein-Podolsky-Rosen (EPR): se si cambia l’asse del magnete mentre le particelle sono in volo, in qualche modo la particella che viaggia nella direzione opposta al magnete viene a sapere simultaneamente che la sua gemella ha assunto uno spin destrorso anziché verso l’alto e istantaneamente il suo spin diventa sinistrorso anziché verso il basso.

Con questo esperimento Einstein e gli altri volevano dimostrare che la teoria quantistica era insufficiente perché non descriveva né spiegava certi aspetti della realtà. Il messaggio arrivò in modo molto diverso. I sostenitori della meccanica quantistica conclusero che le particelle fossero connesse in un qualche modo che trascende le nostre abituali idee sulla causalità.

L’effetto EPR dimostrerebbe che un’informazione può essere comunicata a una velocità superluminale cioè più veloce della luce. Nondimeno quasi tutti i fisici danno per scontato che niente nell’Universo viaggia a una velocità superiore a quella della luce.

Fino all’ultimo Einstein non ha mai creduto che un evento qui potesse influenzarne un altro là, e diceva che se fosse stato così, se fosse stata possibile tale connessione a distanza, il mondo sarebbe stato ben strano. Paradossalmente ha invece creato il primo esempio scientifico di connessione superluminale. Einstein sosteneva il principio delle cause locali fondato sul buon senso, secondo il quale ciò che accade in un luogo non dipende da variabili in un’area separata da una distanza spaziale.

Tranne il caso delle premonizioni istantanee… della sincronicità di Jung… esperienze come quelle di una madre che si sveglia di soprassalto nell’istante stesso in cui la figlia a grande distanza va a sbattere contro un albero in macchina… il mondo in cui viviamo sembra formato soltanto da fenomeni locali ed Einstein sosteneva che tutti i fenomeni in natura sono di tipo locale.

Come Einstein, pochi fisici credono alla telepatia e alla sincronicità, ma alcuni credono che a un livello fondamentale e profondo non esistano situazioni indipendenti di entità separate. Il teorema di Bell ne è la prova matematica. Secondo la meccanica quantistica gli eventi individuali a livello subatomico sono completamente casuali. D’un tratto qualcosa appare dal nulla e d’un tratto scompare e qualcos’altro appare in un altro punto e questa realtà sfolgorante continua a danzare senza fine. Il teorema di Bell implica che un evento che accade in un certo momento non è casuale, anche se appare come tale, ma dipende da qualcos’altro che sta accadendo da qualche altra parte. Molto recentemente un fisico austriaco, Anton Zellinger di Innsbruck riconfermando l’effetto EPR, il simultaneo legame a distanza fra particelle, ne ha tratto ulteriori implicazioni sorprendenti… il mistero è in fase di verifica scientifica… Buttato fuori dalla porta della scienza secoli fa, rientra dalla finestra munito di prove matematiche della sua reale esistenza.

A noi resta l’avventura di accogliere e seguire nella nostra vita quello che a prima vista può sembrare un nonsenso. E l’intima sicurezza che le coincidenze casuali potrebbero contenere tesori che l’ignoto ci invia… tesori oltre il buon senso… messaggi del mistero che avvolge la vita.

 


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I MISTICI PARLANO AGLI ALBERI

  di Osho Rajneesh 

 


I mistici sono sempre stati consapevoli del fatto che ogni cosa che cresce è viva, e che ogni cosa viva deve avere un sua sensibilità.

Prova a diventare amico di un albero – ogni giorno vai a parlare con l’albero, siedigli accanto, toccalo nel modo in cui tocchi la persona amata – nel giro di qualche giorno noterai una trasformazione incredibile.

Nel momento in cui arrivi, anche se non c’è vento, l’albero inizierà a danzare. Quando ti vede arrivare l’albero emanerà il suo profumo per te. Quando lo tocchi, sentirai che non c’è più la stessa sensazione di freddezza; è caldo, ti dà il benvenuto.

Io ho vissuto con gli alberi e, per quanto possa sembrare strano, essi hanno una sensibilità acutissima.

Quando insegnavo all’università, c’era una lunga fila di alberi il cui nome è gulmohar.

Hanno fiori rossi e, soprattutto in estate, i fiori sono così tanti che è impossibile vedere le foglie. Tutto è rosso, come se l’intero albero fosse in fiamme.

C’era una lunga fila, c’erano almeno venti alberi su ogni lato della strada che conduceva al college. Avevo scelto un albero, quello che aveva l’ombra più grande – e forse era il più vecchio - ed era lì che parcheggiavo la mia auto. Non dimenticavo mai di toccare l’albero e salutarlo, di dargli il buongiorno.

Tutti pensavano: “Quell’uomo è pazzo. Dà sempre il buongiorno all’albero e non si prende mai la briga di dare il buongiorno al vicerettore.”

Avendo la stanza molto vicina all’albero, ogni volta che sentiva la mia auto avvicinarsi all’albero, il vicerettore se ne stava là a guardarmi sorridendo e dicendo tra sé e sé: “Quell’uomo è pazzo. Mi chiedo cosa mai insegnerà agli studenti. Saluta sempre l’albero, dà il buongiorno all’albero, e poi quando lo incrocio lungo il corridoio sono io che lo devo salutare, altrimenti mi passerebbe accanto senza dire nulla.”

Ma accadde uno strano fenomeno… su venti alberi, diciannove morirono a causa di una malattia. L’unico a sopravvivere fu il mio albero. Persino il vicerettore cominciò a pensarci sopra… tutti gli alberi erano morti, erano privi di foglie e di fiori, rinsecchiti, come mai solo quel particolare albero continuava a fiorire, a crescere, ad avere fiori?

Un giorno mi disse: “Io non ci credo, ma mia moglie mi dice che è perché l’albero ha un amico. E proprio come l’uomo non può vivere senza amore, così nessun albero può vivere senza amore.”

E aggiunse: “Io non ci credo. Sono tutte sciocchezze, è solo una coincidenza. Tu cosa ne pensi?”

Io dissi: “Non posso dire nulla al riguardo. È un segreto tra me e l’albero.”

Quando diedi le dimissioni, la mia auto non si sarebbe più fermata all’università, così andai a salutare l’albero per l’ultima volta.

Un anno dopo, trovandomi nella stessa città, volli andare a trovare l’albero… vedere come stava. Quando arrivai, l’albero era morto.

E quando il vicerettore sentì la mia auto, non riusciva a credere che dopo un anno… perché ero andato là?

Andai direttamente dal mio albero. Gli dissi ciao. Gli diedi il buongiorno, ma non c’era nessuno a sentirmi, nessuno ad ascoltare. Toccai l’albero e non sentii alcuna vibrazione, alcun calore.

Il vicerettore guardava dalla finestra. Uscì di casa, venne al mio fianco accanto all’albero e disse: “Perdonami, ti prego. Non ho mai creduto – e ancora ho qualche sospetto – ma la realtà è che quando sei partito l’albero ha cominciato a morire.

“Non riusciamo a capire come abbia fatto a sopravvivere per nove anni quando gli altri alberi erano morti, e poi non sia riuscito a sopravvivere neppure un anno.

“Forse sono solo un uomo sospettoso, ma c’è sotto qualcosa. Ho dovuto convenire, osservando l’albero morire lentamente… mi sono ricordato di te, e se qualcuno poteva salvare l’albero, quello eri tu. Ma tu non eri in città.”

Per un anno intero avevo viaggiato per tutto il paese.

Io dissi: “Anch’io sono molto triste. Se avessi saputo che quell’albero sarebbe morto, non avrei dato le dimissioni. Solo per amore di quell’albero, sarei rimasto all’università, ma non pensavo che sarebbe morto.”

I mistici sono stati derisi. Ma ricorda, a poco a poco la scienza si sta avvicinando al misticismo – e gli ultimi a ridere saranno i mistici.

 


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CONTINUA A BALLARE...

  di Prartho 

 


Rajneeshpuram, Wasco County, Oregon, 1983
Rajneeshpuram, Wasco County, Oregon, 1983

La testimonianza di una partecipante della Comune in Oregon sullo sconcerto seguito alla fuga di Sheela e del suo gruppo.

 

C'è stato un momento della vita della comune che più tardi avremmo affettuosamente definito "l'epoca della merda fino al collo". Nonostante la gioia che permeava la vita quotidiana all'interno delle squadre di lavoro (stavamo costruendo una città ecologica modello, a tempo di record), l'amministrazione della comune, sotto il peso della pressione politica sia interna che esterna sprofondò gradualmente nella corruzione. Si arrivò al punto in cui la corruzione non poteva più essere nascosta. Diventava sempre più chiaro che c'era qualcosa di molto importante che non funzionava.

Il ruolo di Osho nella comune era quello della guida spirituale, non politica. Penso a lui, nella conduzione della comune, come a un giullare di corte quello che osserva tutto, ma che resta al di fuori delle decisioni, che propone indovinelli, racconta storie, e che ha fiducia nel fatto che la corte riuscirà alla fine a vedere le sue follie. Per la maggior parte della vita della comune restò generalmente in silenzio, parlando solo una volta al giorno a chi la dirigeva. Dopo tre anni di silenzio riprese a fare il discorso serale, e là cominciò subito a parlare dell'organizzazione in modo sempre più diretto.

Quando fu assolutamente chiaro che non dava il suo sostegno alla struttura di potere, il gruppo di donne che coordinavano la Comune fuggirono in preda al panico. Se ne andarono senza avvertire, di notte e non solo lasciarono la comune, ma addirittura il paese. Il giorno dopo Osho ci parlò della corruzione dell'organizzazione. Ci disse che eravamo tutti responsabili, aiutandoci a vedere come avessimo contribuito al clima di corruzione. E questo il momento che abbiamo soprannominato “della merda fino al collo".

Mi sono trovata immersa in una delle più difficili, ma anche delle più istruttive, esperienze della mia vita, sforzandomi di trovare la mia parte di responsabilità in questa situazione drammatica. Tutto ciò fece emergere un'enorme e confusa massa di ricordi sulle lotte di potere e su come si coopera per diventare vittime. Ho rivisto il film della mia infanzia, quando mi "negavo": facendo la finta tonta coi miei genitori, insegnanti e supervisori — quando fingevo di essere una vittima impotente, perché non avevo il coraggio di restare fedele a ciò che capivo a livello intuitivo. Mi sono resa conto che qualche volta avevo perfino imitato quelli che avevano il potere.

Alla fine sono riuscita a perdonarmi e a perdonare tutti gli altri per non aver capito fin dall'inizio quello che stava succedendo. Ho capito che ci eravamo messi insieme per fare un esperimento, per imparare da questa esperienza. E sono anche riuscita a vedere come quell'esperimento avesse aiutato molti di noi a trovare il coraggio di essere fedeli a se stessi. Ma, all'inizio, ero stata scagliata in un oceano di dubbi. Dubitavo di tutto: del maestro, della comune, di me stessa. La mia filosofia di vita era annientato. Mi ritrovavo di nuovo al punto di partenza.

In questo stato di confusione mentale, fui invitata a essere una dei quaranta ospiti che stavano in fila a fare ala a Osho che entrava nella sala in cui teneva il discorso della sera. Sebbene accadesse regolarmente tutti i giorni, l'arrivo di Osho veniva celebrato ogni sera come un grande festival. Un gruppo di musicisti riempiva l'aria con la sua musica, e l'evento era pieno di momenti mozzafiato, per esempio quando Osho, mentre avanzava lungo il percorso, sceglieva ogni tanto una persona che danzasse con lui. Mentre andavo a casa a prepararmi, la mia mente era un ciclone di domande: chi era questo tipo con gli occhi magnetici e le belle mani e che parte recitava? Qual era la mia responsabilità nella faccenda? Quanto avevo contribuito al caos che mi circondava in questo momento? Non c'erano risposte a queste domande e, quando raggiunsi la mia stanza, ero già mentalmente esausta.

Non ci sarei andata, decisi.. Mi misi i miei vecchi jeans e una felpa, e crollai sul letto – non mi ero mai sentita così fuori posto in tutta la mia vita. Guardai dalla finestra gli alberi e le nuvole spinte dal vento. Rimasi immobile per lungo tempo finché d'improvviso cambiai idea e mi alzai per uscire. Arrivata vicino alla sala dei discorsi, senza parlare con nessuno, trovai un posto al lato della strada dove rimanere ad aspettare. Se non altro, pensai, sarà bello vederlo.

Poi la macchina di Osho si avvicinò, e la banda di musicisti iniziò a suonare. Osho apparve, e un'onda di eccitazione passò tra la folla. Osservando tutto ciò, sentii come se fossi a mille miglia di distanza da tutti gli altri. Sentivo di essere in quell'oceano di musica e di danza, ma di non esserne parte. Quando Osho si fece più vicino, lo osservai con la sensazione di non sapere più nulla. E lui mi vide.

C'erano ancora alcune persone tra di noi, quando i suoi occhi si agganciarono ai miei. Mi sembrava che vedesse dentro di me, giù giù fino a quello spazio lontano mille miglia dove mi trovavo. In quel momento ci fu come un lampo. E poi ci fu l'incontro tra la mia più grande speranza e la mia più grande paura: i suoi occhi non abbandonavano i miei mentre si avvicinava lentamente. La banda come al solito lo seguiva. E così anche le luci e la telecamera. Con un movimento veloce ed aggraziato, si ritrovò davanti a me, e il resto del mondo era tutto alle sue spalle: le luci, la musica, le persone che danzavano estaticamente... e tutto il resto dell'universo era ancora più in là. Lui e io eravamo insieme, faccia a faccia, in una bolla di silenzio.

Ho sempre danzato in forma molto libera, ma ora ero rigida dalla paura e piena di dubbi. Lui muoveva vigorosamente le mani su e giù come un grande direttore d'orchestra.

Lo guardai negli occhi, sempre con la sensazione di non sapere nulla, e mi inabissai al loro interno. La cosa che assomigliava di più a ciò che vedevo in quegli occhi, era il cielo del deserto in una notte fresca e chiara. Chiusi gli occhi e continuai a saltare su e giù e a battere le mani, adesso con tutto il cuore. Rimasi dentro di me per quella che sembrò un'eternità e poi finalmente decisi di dare una sbirciatina per vedere se era ancora lì.

Non solo c'era ancora, ma il suo sguardo era più intenso e i suoi movimenti ancora più appassionati. Era come se tutto il suo essere, e forse il firmamento intero, fossero venuti da me e mi stessero dicendo di ballare!

Chiusi gli occhi nuovamente e questa volta il mio corpo si aprì completamente e divenne un albero che ondeggia al vento. Le mie braccia erano rilassate e senza controllo. Cercavano di esprimere tutte le cose indicibili che ora si stavano agitando dentro di me.

Quando riaprii gli occhi, Osho era ancora lì. Questa volta, c'era un accenno di sorriso sul suo volto. Le sue mani scesero con il movimento di un direttore d'orchestra di grande sensibilità che sta portando a termine il suo pezzo, e poi si allontanò lasciandomi alla mia danza.

Adesso non ero più un albero ma il vento stesso. Dentro di me avevo trovato un senso di leggerezza e una nuova gioia. La vita era di colpo tornata molto semplice. Quegli occhi penetranti erano venuti a ricordarmi che puoi solo continuare a danzare. A volte hai un partner, a volte sei da solo. A volte pensi di avere la situazione completamente sotto controllo, a volte non capisci nulla. Eppure continui a danzare.

 

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IL PROFESSORE DI OSHO

 

  di S. K. Saxena 

 

 

 

Il mondo lo ricorda come Osho, un illuminato, ma per ciascuno di noi in famiglia era, con affetto, semplicemente Rajneesh. Era stato lo studente preferito di mio padre all’università di Sagar (Sri Krishna Sakshena, Professore Emerito di Filosofia e insegnante e mentore di Osho all’Università di Sagar, Jabalpur). Come succedeva spesso con gli insegnanti di un tempo, gli studenti si riunivano a casa nostra, alla sera, e discutevano di questioni filosofiche. Parlavano di Gurdjieff, Nietzsche, esistenzialismo e così via. Mia madre, in veste di gurumaa (padrona di casa) li viziava con tazze di tè e provviste interminabili di pakora (frittelline di verdure e farina di ceci). Rajneesh, tra tutti loro, si distingueva per la sua intelligenza e quando gli altri se ne andavano si ritirava in una stanza vuota dietro la casa e meditava per ore. Mia nonna, che era del genere pooja-paath (devota alla preghiera), si chiedeva cosa facesse quel tipo tutto solo in quella stanza vuota per ore. Questo era il genere di atmosfera in cui si incoraggiava la libera indagine filosofica... Molto più tardi, nei suoi discorsi e nei suoi libri, Rajneesh ha citato spesso mio padre, chiamandolo con affetto “il mio insegnante”, anche se spesso ne ha anche criticato le idee. 

Un’estate mio padre suggerì a me e Rajneesh di visitare i templi di Khajuraho. Nessuno di noi due li aveva mai sentiti nominare e di certo, a quel tempo, non erano indicati sulle mappe turistiche. Viaggiammo in autostop su un furgoncino della polizia e raggiungemmo un ashram di Gandhi, nello stato rurale del Chhattisgarh. Da lì imboccammo una strada sterrata e facemmo tappa nel villaggio di Khajuraho, in una delle vecchie tenute che ospitavano i funzionari britannici ai tempi del colonialismo. L’indomani mattina, dopo aver chiesto informazioni alla gente del posto, prendemmo per la foresta e, un sentiero dopo l’altro, arrivammo a quei magnifici templi. Nessuno di noi due sapeva cosa aspettarsi... Là per la prima volta mi sono chiesto cosa dovevano aver provato gli esploratori inglesi coi loro valori vittoriani quando si sono imbattuti in qualcosa di così esotico (o erotico!). Rajneesh e io restammo incantati di fronte al più sublime tributo all’amore e alla forma femminile che i re Chandela avessero lasciato per noi posteri. Era un’ode al sublime anelito dell’anima di fondersi con il divino? O un mero edonismo e una pubblica celebrazione della dissolutezza? Ma quello che ci stupì maggiormente fu vedere le donne del luogo che nel modo più naturale possibile svolgevano i consueti rituali di venerazione hindu in questi templi erotici e del tutto “spudorati”! Mentre scattavo delle foto Rajneesh continuava a dire: “Devo vedere le tue foto”. E quando, in seguito, arrivarono gli ingrandimenti si mise ad analizzare ogni immagine con l’entusiasmo di un bambino. In particolare commentava le sublimi espressioni dipinte sui volti degli amanti intrecciati tra loro. Ho il sospetto che i semi del suo libro Dal sesso all’eros cosmico furono piantati in quel frangente.

Poco tempo dopo i miei genitori si trasferirono a Delhi. Un giorno Rajneesh si presentò a casa accompagnato da due bellissime donne e toccò i piedi di mio padre. Diventò poi un assiduo frequentatore della casa e arrivava sempre in compagnia di una o due bellissime donne. Mio padre lo stuzzicava chiedendogli quale fosse il segreto per attirare quelle bellissime ragazze, mentre a mia madre non andò mai giù il fatto che si presentasse a casa con le sue accompagnatrici. Fu a mio padre che Osho dedicò il suo primo libro.

Più in fretta di quanto potessimo realizzare i suoi discorsi in pubblico guadagnarono sempre più fama e infine Rajneesh, per i suoi campi di meditazione, riuscì ad aggiudicarsi Chowpatti, la spiaggia più popolare di Mumbai. In poco tempo da “Acharya (titolo riservato a uomini di cultura) Rajneesh” fu promosso a “Bhagwan (titolo riservato a leader spirituali) Rajneesh”. Attirava hippie, figli dei fiori, intellettuali, ossia tutti coloro che avevano rifiutato con disgusto il volgare materialismo e gli orrori della guerra in Vietnam. Lo Zen era la tendenza del decennio e lui ne divenne l’esponente di spicco. In men che non si dica il suo ashram divenne un rifugio per tutti i disillusi del mondo... 

A un certo punto, senza troppo rumore, Rajneesh lasciò l’India. Qualche tempo dopo i suoi discepoli acquistarono un vecchio ranch in Oregon e gli diedero il nome di Rajneeshpuram. In poco tempo si trasformò in una prospera comunità che possedeva una schiera di Rolls Royce e aerei privati e diventò un curioso assortimento di gente di ogni genere. I cristiani evangelici ortodossi del luogo si sentirono minacciati da questa strana comunità dalle abitudini permissive e dagli abiti arancioni e fu così che, nel 1985, l’allora presidente Ronald Reagan si premurò personalmente di far espellere Rajneesh nel più umiliante dei modi. Persino il Papa emise un’ordinanza che proibiva a tutti gli stati cattolici di accoglierlo. Alcuni paesi negarono persino il rifornimento di carburante del piccolo aereo su cui viaggiava. Un singolo uomo è capace di scuotere grandi governi quando è un mistico in anticipo rispetto ai tempi. 21 furono i paesi che gli rifiutarono l’ingresso prima che gli fosse concesso di atterrare a Kathmandu. È a questo punto che, dopo 28 anni, le nostre strade si incrociarono di nuovo. Io e mia moglie ci stavamo registrando all’Hotel Oberoi Soaltee, quando notammo che l’atrio era gremito di gente vestita in arancione e con al collo il mala con la foto di Bhagwan. Dopo qualche indagine avemmo la conferma che, sì, Bhagwan era sicuramente in albergo e stava osservando un periodo di silenzio. Il suo seguito aveva riservato diversi piani dell’albergo e ogni piano era sottoposto a sorveglianza. Ogni sera i giardini dell’albergo si riempivano di gente proveniente dalla vallata in attesa che Bhagwan desse uno dei suoi darshan. Poi alla notizia che non sarebbe ancora uscito dal silenzio se ne andavano tutti. A me non sfiorò neanche l’idea che potessi tentare di incontrarlo, però mia moglie continuava a insistere dicendo che io ero qualcuno a cui non avrebbe detto di no. Quindi con molta riluttanza cercai di scoprire il suo numero di stanza. Al personale dell’albergo era stato ordinato di non rivelare la sua ubicazione tuttavia attraverso qualche espediente riuscii a incontrare il suo assai sospettoso segretario che, ahimè, continuava a dire: “No! No!” ancora prima che dicessi qualcosa. Alla fine gli porsi il mio biglietto da visita e dissi: “Non intendo incontrare Rajneesh, voglio solo dargli il mio biglietto da visita, tutto qua!”.

Dopodiché gli eventi si susseguirono in fretta. Si sparse fulminea come una scossa elettrica la voce che Bhagwan avrebbe rotto il silenzio e tenuto un discorso nella Sala Banchetti quella sera stessa. Io e mia moglie acquistammo i biglietti e ci sedemmo volutamente all’ultima fila per evitare di essere notati. Oltretutto non ero neanche sicuro che dopo 28 anni mi avrebbe riconosciuto. Poi all’improvviso fu fatto fare silenzio: i discepoli in tunica formarono un corridoio e Bhagwan fece la sua comparsa, tenendo le mani incrociate: una figura benevola dal sorriso ipnotico con indosso una tunica tempestata di diamanti. Il suo copricapo era decorato da due fila di diamanti e così anche le sue pantofole! Si sedette su una sedia da dirigente ed esordì dicendo: “Siamo così fortunati oggi!”. E indicando verso di me proseguì: “Oggi è qui con noi il figlio del mio insegnante”. Tutte le teste si voltarono verso l’ultima fila, ma nessuno riusciva a capire a chi si riferisse. Poi iniziò il suo discorso, ma la mia mente era troppo stordita per concentrarsi su ciò che stava dicendo. A discorso finito i suoi discepoli tornarono a formare un corridoio e con sorpresa di tutti Rajneesh si diresse verso di me e mi prese le mani, guardandomi negli occhi amorevolmente. Passarono dei minuti e tra noi non fu scambiata neanche una parola. Ci guardammo semplicemente negli occhi, ma in silenzio ci dicemmo tantissimo! Le sue mani erano così morbide e da lì potei osservare il suo orologio tempestato di diamanti. Dopo quella che sembrò essere un’eternità giunse le mani in namastè e proseguì. Bhagwan era nuovamente scomparso nel silenzio. Ma la serata non era ancora finita: si scatenò il putiferio! I suoi discepoli si affollarono intorno a me, ciascuno di loro desideroso di abbracciarmi e con le lacrime agli occhi, esclamando: “Oh, Bhagwan ti conosce! Ti ha toccato!”. Io stavo superando la soglia della mia sopportazione, tutta quella calca... Io e mia moglie scappammo alla svelta. Quello fu il nostro ultimo incontro con il maestro.